Buongiorno ciurma,
come state? Oggi vi voglio belli carichi per un altro grandioso post privo di qualsiasi contenuto culturale. Un mesetto fa abbiamo appurato che certe cose le vedi solo quando viaggi. Ve le ricordate le pecorelle parcheggiate in un autogrill e i panini lunghi mezzo metro? Perfetto. Continuiamo su quella strada: in questa sede parleremo di cose che, invece, succedono solo negli hotel. Ad esempio:
come state? Oggi vi voglio belli carichi per un altro grandioso post privo di qualsiasi contenuto culturale. Un mesetto fa abbiamo appurato che certe cose le vedi solo quando viaggi. Ve le ricordate le pecorelle parcheggiate in un autogrill e i panini lunghi mezzo metro? Perfetto. Continuiamo su quella strada: in questa sede parleremo di cose che, invece, succedono solo negli hotel. Ad esempio:
Vi è mai capitato di dormire con due giganteschi massi che minacciano di rotolarvi addosso da un momento all'altro?
E ancora, vi è mai successo di svegliarvi la mattina, aprire le tende e affacciarvi alla finestra per godere di una splendida vista sul... cimitero di Chelsea...? (E sui tetri londinesi che fanno jogging tra le lapidi, peraltro.)
Ma andiamo con ordine: partiamo dalle cose più indolori.
Tra i miei primi traumi da hotel (vorrei lanciare una petizione per creare questa specifica categoria di shock psicologici) ricordo che, quando avevo circa otto anni e sono stata Mosca per la prima volta, la signorina furbina della reception ci ha assegnato una camera già occupata. Entriamo, stanchi dal viaggio e desiderosi di buttarci sui nostri comodi letti, e sbam: disordine, vestiti sparpagliati, valigie di altri aperte sul pavimento. A ripensarci adesso non è stato nemmeno così sconvolgente: poco tempo fa, mio padre si è svegliato nel cuore della notte e si è ritrovato uno sconosciuto in camera! Ecco, quello mi avrebbe sicuramente causato un infartino bello potente.
Molto più traumatico è stato restare chiusa in ascensore a Uddevalla (Svezia). Ma non si trattava di un ascensore qualsiasi, no: pareva più che altro un montacarichi vecchio di cent'anni e, premendo i tasti due volte o con troppa foga, si rischiava di bloccarlo, come poi abbiamo avuto il piacere di scoprire. Ah, chiaramente le istruzioni per farlo ripartire erano in svedese. Per una claustrofobica come me non c'è niente di più emozionante.
Un'altra esperienza davvero divertente è stata essere lasciata in macchina davanti al nostro hotel di Stoccolma, mentre i miei genitori facevano il check-in. Nessuno si era accorto che avevamo parcheggiato nel posto riservato agli autobus, finché non mi sono ritrovata da sola a fronteggiare l'autista di un grosso pullman rosso che mi suonava il clacson intimandomi di andarmene (cosa che avrei fatto, se non fosse che non avevo idea di dove mi trovassi e di dove potessi andare mentre i miei erano ancora alla reception). Cheimbarazzo ansiella ragazzi, non avete idea. Per fortuna mia madre è venuta a salvarmi dopo poco.
Toronto, invece, mi ha insegnato l'importanza di saper riconoscere la facciata del proprio hotel. Come saprete (e se non lo sapete ve lo dico ora), a Toronto esiste una vera e propria città sotterranea, formata da oltre 27 chilometri di strade e percorsi che collegano gli edifici e le varie zone della città. Benissimo: dal nostro hotel si accedeva direttamente a uno di questi passaggi e noi abbiamo pensato di farne buon uso, servendocene per andare a cenare, ignorando il fatto che fosse chiuso dopo le 21. Così, al ritorno ci siamo ritrovati davanti ai cancelli sbarrati e siamo stati costretti a risalire in superficie e a cercare di ritrovare la via dell'hotel, senza sapere minimamente da che parte fosse/che aspetto avesse/dove diavolo fossimo finiti. Ammetto che, se tralasciamo l'aver girato a vuoto le stesse strade per qualche centinaio di volte, è stato pure divertente.
Veniamo adesso agli interni e agli arredi. Tralascerò i folli hotel di Las Vegas, con piccola foresta incorporata, vulcano e tutto il resto, perché ci sarebbe troppo di cui parlare e probabilmente meriterebbero un post a parte. Possiamo però tutti concordare sul fatto che anche negli alberghini piccini e tenerelli di aggeggi strani se ne vedono lo stesso. Ad esempio, a Stoccolma, di fianco alla tv, ci ho trovato questi:
Okay, ammetto di averli pure provati, presa dal momento. Credo sia stata la prima volta nella mia vita che ho preso in mano dei pesi da 4 chili l'uno (e mi sono ovviamente promessa di non provarci mai più).
In un motel da qualche parte negli Stati Uniti, invece, ci è stata assegnata una stanza senza finestra. O meglio, la finestra c'era, ma dava sul corridoio. Non esattamente la mia definizione di 'boccata di aria fresca'. In Nevada, poi, ci siamo fermati a dormire in un piccolo bed and breakfast a conduzione familiare, in cui la vasca da bagno era direttamente nella stanza e, per cercare un po' di privacy, bisognava accontentarsi di tirare una tenda a mo' di camerini dei negozi. E ve lo ricordate il famoso hotel di Charlottetown (P.E.I., Canada), che aveva la porta del bagno trasparente su cui abbiamo dovuto attaccare le mappe perché non si vedesse dentro? Ma io mi chiedo: chi minc... li progetta, 'sti alberghi?!
Bene ciurma, questa prima selezione di cose che succedono solo negli hotel si conclude qui. Mi farebbe davvero piacere leggere le vostre avventure, perché sono certa che a tutti sarà capitato qualcosa di assurdo mentre alloggiavate in giro per il mondo ;)
A presto!
Molto più traumatico è stato restare chiusa in ascensore a Uddevalla (Svezia). Ma non si trattava di un ascensore qualsiasi, no: pareva più che altro un montacarichi vecchio di cent'anni e, premendo i tasti due volte o con troppa foga, si rischiava di bloccarlo, come poi abbiamo avuto il piacere di scoprire. Ah, chiaramente le istruzioni per farlo ripartire erano in svedese. Per una claustrofobica come me non c'è niente di più emozionante.
Un'altra esperienza davvero divertente è stata essere lasciata in macchina davanti al nostro hotel di Stoccolma, mentre i miei genitori facevano il check-in. Nessuno si era accorto che avevamo parcheggiato nel posto riservato agli autobus, finché non mi sono ritrovata da sola a fronteggiare l'autista di un grosso pullman rosso che mi suonava il clacson intimandomi di andarmene (cosa che avrei fatto, se non fosse che non avevo idea di dove mi trovassi e di dove potessi andare mentre i miei erano ancora alla reception). Che
Toronto, invece, mi ha insegnato l'importanza di saper riconoscere la facciata del proprio hotel. Come saprete (e se non lo sapete ve lo dico ora), a Toronto esiste una vera e propria città sotterranea, formata da oltre 27 chilometri di strade e percorsi che collegano gli edifici e le varie zone della città. Benissimo: dal nostro hotel si accedeva direttamente a uno di questi passaggi e noi abbiamo pensato di farne buon uso, servendocene per andare a cenare, ignorando il fatto che fosse chiuso dopo le 21. Così, al ritorno ci siamo ritrovati davanti ai cancelli sbarrati e siamo stati costretti a risalire in superficie e a cercare di ritrovare la via dell'hotel, senza sapere minimamente da che parte fosse/che aspetto avesse/dove diavolo fossimo finiti. Ammetto che, se tralasciamo l'aver girato a vuoto le stesse strade per qualche centinaio di volte, è stato pure divertente.
Veniamo adesso agli interni e agli arredi. Tralascerò i folli hotel di Las Vegas, con piccola foresta incorporata, vulcano e tutto il resto, perché ci sarebbe troppo di cui parlare e probabilmente meriterebbero un post a parte. Possiamo però tutti concordare sul fatto che anche negli alberghini piccini e tenerelli di aggeggi strani se ne vedono lo stesso. Ad esempio, a Stoccolma, di fianco alla tv, ci ho trovato questi:
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Per la serie: deheheh svedesi cari, non avete capito niente di me! |
Okay, ammetto di averli pure provati, presa dal momento. Credo sia stata la prima volta nella mia vita che ho preso in mano dei pesi da 4 chili l'uno (e mi sono ovviamente promessa di non provarci mai più).
In un motel da qualche parte negli Stati Uniti, invece, ci è stata assegnata una stanza senza finestra. O meglio, la finestra c'era, ma dava sul corridoio. Non esattamente la mia definizione di 'boccata di aria fresca'. In Nevada, poi, ci siamo fermati a dormire in un piccolo bed and breakfast a conduzione familiare, in cui la vasca da bagno era direttamente nella stanza e, per cercare un po' di privacy, bisognava accontentarsi di tirare una tenda a mo' di camerini dei negozi. E ve lo ricordate il famoso hotel di Charlottetown (P.E.I., Canada), che aveva la porta del bagno trasparente su cui abbiamo dovuto attaccare le mappe perché non si vedesse dentro? Ma io mi chiedo: chi minc... li progetta, 'sti alberghi?!
Bene ciurma, questa prima selezione di cose che succedono solo negli hotel si conclude qui. Mi farebbe davvero piacere leggere le vostre avventure, perché sono certa che a tutti sarà capitato qualcosa di assurdo mentre alloggiavate in giro per il mondo ;)
A presto!